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Elegia del silenzio

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Abito il silenzio, l’assenza

l’oscura notte in cui una luna di polvere

avvolge di sgomento ogni cosa.

                   La notte è un mantello triste

che soffoca il grido d’avorio

di mille labbra ammutolite.

                 Abito il silenzio, la possibilità

abito il luogo in cui ancora nasce

il fiore della speranza, della libertà.

 

Lì, nel tuo cuore di pianto Ashraf

giace sconfitta la giustizia.

Quando un poeta grida la sua presenza

ogni assassino diventa poeta, suo malgrado,

                ed è poesia anche la morte

-che lo vogliate o no- quando

un poeta muore perisce assieme a lui

           il cuore di ogni uomo che sa la fatica

del silenzio per gli occhi dei figli coraggiosi.

 

Quando un poeta muore

               cade un pezzo di cielo in terra

ma la sua stella non smette di brillare…

Quando un poeta muore splende

ancora più forte; tra i piedi dei viventi

traccia il suo sentiero luminoso

               di pace e di rispetto, di verità.

Quando un poeta muore per mano

della vigliacca ignoranza degli empi

 

il suo corpo non muore mai davvero,

sopravvive alle spade dell’umiliazione.

 Quando un poeta muore il suo corpo

fattosi parola lo si prende di bocca

                        in bocca come un sacramento

e il suo nome, in questa lunga notte,

è una fiaccola accesa che arde dentro il petto;

il suo nome è una stella che esplode tra i denti

del silenzio e appicca il fuoco del coraggio.

 

Il suo nome illumina a giorno questa notte

violenta, la lunga notte dell’anima, Ashraf …

                             Quando un poeta muore

ucciso dalla superbia di un dio nefasto

la sua poesia vive ancora di più sulla stele

del tempo e sopravvive, immortale,

       a ogni lamento; non dentro un libro, no

ma sulla bocca del silenzio

sulle dita della libertà, Ashraf Fayadh!

 Federico Stefanelli - 14/01/2016 17:03:00 [ leggi altri commenti di Federico Stefanelli » ]

Una poesia che entra nel cuore... complimenti!
Federico

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